Gli inizi – 1300

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Gli inizi – 1300

La presenza di castagni nel territorio pedemontano del Grappa, del Monfenera in particolare e dell’area circostante è attestata fin dal 1300 da preziosi documenti. Uno di questi el ...

La presenza di castagni nel territorio pedemontano del Grappa, del Monfenera in particolare e dell’area circostante è attestata fin dal 1300 da preziosi documenti. Uno di questi elenca i diversi possedimenti di Gualpertino d’Onigo. Nella lunga lista delle sue proprietà rientrano anche dei boschi di castagni “nemore castanearum, jacente in dicto teratorio Volnici, et potest esse circha tria jugera terre… et de una pecia nemoris castanearum, jacente in teratorio Volnici”. Sono boschi di castagni che coprono un’area di tre campi, (1 jugero = 5205 mq.) collocati nella zona Boschi d’Onigo, ancor oggi contraddistinta da diverse piante di castagni. Se erano già produttivi nel 1300 e così diffusi, è verosimile che la loro piantagione e la loro coltivazione fosse già avviata attorno all’XI – XII secolo. Un altro documento del 1351 illustra i provvedimenti presi dall’assemblea dei capifamiglia sull’uso dei boschi e sulla raccolta di castagne del monte Pecolato, che si trova sulla dorsale meridionale del Monfenera, proprio per prevenire contese o liti violente. Il testo ci offre una serie di informazioni sull’utilizzo del bosco, che vanno dalla regolazione del taglio della legna al divieto di far carbone. Si tratta di un vero e proprio Statuto pubblico che regola la raccolta delle castagne e la fruizione del bosco in generale. E’ interessante scoprire per esempio che solo dopo la festa di Ognissanti era permesso pascolare con i maiali nei boschi di castagni, allorché i grossi marroni erano ormai stati raccolti. Se qualcuno non rispettava i termini stabiliti doveva pagare un’ammenda di 10 soldi piccoli. Il Medioevo ci ha lasciato altre testimonianze interessanti sul commercio di castagne nel territorio pedemontano e montelliano. E’ curioso notare come nel 1330 alcuni uomini di Cavaso, mentre pernottano nell’osteria di Marco Nevaccio da Postioma, vengono derubati da Bortolomeo da Postiorna, che asporta dai loro carri 3 staia di castagne. La secolare produzione di castagne sul Montello è confermata da due contratti notarili, uno del 1334, col quale Rosadino da Venezia acquistava 40 staia di castagne al prezzo di 17 soldi piccoli allo staio da Pietro, Bartolomeo e Benvenuto da Biadene; l’altro, del 1346, nel quale si registra che Andrea da Venegazzù vendeva 24 staia di castagne, al prezzo di 20 soldi allo staio, alla fruttivendola Diana della contrada di Riva di Treviso.